Occhi gialli, felini, che s’aggirano di notte
con artigli, assassini, per tutte quelle lotte.
Ed in questa mattanza di persone a metà vita
lor incominciano una danza con il sangue tra le dita
e ti guardano, ti fissano, lasciandoti pensare
che tu prossimo, al banchetto, dovrai partecipare.
Quel che so, che percepisco, è che pur se sono immondi
tra di loro si capiscono tant’è che son giocondi.
La mia anima, tempesta, pensa a farne pulizia
e vorrebbe ora, per sempre, trascinarli tutti via
ma tutta questa forza all’improvviso viene via
e capisco che da sola non basterà a spazzarli via.
Se guardassi nello scuro, delle loro tristi vite
vedrei chiaro che i felini non son altro che formiche
e che solo con la suola della mia anima gigante
potrei compiere un’azione che li schiaccerà all’istante.
Ma quest’anima, d’acciaio, che potrebbe trarmi in salvo
questa sera, per paura, è trasformata quasi in stagno
così mutata, liquefatta, ha formato un grande lago
dove resto, disperato, a specchiarmi senza fiato.