Il ladro di biciclette

Il traffico oggi era infernale, è sempre così quando c’è sciopero dei mezzi. Le persone sono costrette a prendere l’auto e le strade inevitabilmente si intasano. Appena rientrato a casa vado a darmi una sciacquata, rinfrescarmi un po’. È vero che in macchina c’è l’aria condizionata ma trentacinque gradi sono pur sempre trentacinque gradi! Mi siedo al PC, cazzeggio un po’. Mi guardo i benchmark delle ultime schede video, le modifiche di Microsoft nell’Anniversary Update, mi guardo un po’ di cose a caso insomma, tanto per passare il tempo in attesa della sera e di fare qualcosa di utile, la prima cosa utile forse in tutta la giornata. Mentre sto la, al computer, ho le tapparelle abbassate, il bunker è chiuso e protetto ma, da una piccola fenditura, vedo un uomo entrare nel mio cortile. All’inizio non capisco, oppure fingo di non voler capire dato che ero stanco morto. Magari avrebbe desistito, chiunque lui fosse, magari avrebbe capito che io ero in camera, mia sorella stava guardando un film in salotto con il ragazzo, magari si sarebbe accorto di quello che stava succedendo. Invece l’uomo prende delicatamente una bicicletta e comincia a toglierla dal supporto dove si trovava, leva la busta appoggiata al manubrio. Beh, a questo punto non vi erano più dubbi o incomprensioni. Mi alzo come un gatto dalla sedia e spalanco la porta di casa, lui mi sente ma neanche si gira, non voleva farmi vedere la sua faccia, lascia la bici cadere a terra e scappa. Il cane comincia ad abbaiare, stupido dormiglione. Io gli corro dietro, mentre gli corro dietro vedo la sua maglietta bianca con scritte nere, capisco che avrà più o meno cinquant’anni, abbronzato, molto abbronzato, di quell’abbronzatura tipica del muratore. Aveva la gobba, la schiena tutta ricurva. Deduco, e perdonatemi il razzismo, che fosse un muratore rumeno. Al momento della mia deduzione avevo praticamente raggiunto l’uomo, gli ero ad un passo, ma improvvisamente le mie gambe si fermano, rallentano. Io mi fermo, rallento. Cosa avrei fatto se lo avessi preso? Quali erano le mie opzioni? All’inizio pensavo magari di chiedergli cosa cazzo credesse di fare, ma poi mi sono reso conto che una conversazione non sarebbe stata possibile. L’uomo, messo all’angolo, si sarebbe difeso. Quindi arriviamo al dunque, avrei dovuto picchiarlo, attaccarlo fisicamente. Ma potevo? Certo, potere potevo, era un vecchietto rispetto a me, anche un po’ rachitico ed io sono grosso, e sono forte. Ma potevo? Potevo attaccare una persona che rubava una bicicletta? Una persona che si riduce a tanto, una persona che arriva a casa mia a cercare di rubarmi la bici è una persona che soffre. Certo io quella bici magari l’ho guadagnata con il sudore, i soldi non sono piovuti dal cielo, dio, no. Ma, ugualmente, nel rincorrere quella persona, che fuggiva davanti a me con un passo disperato, mi chiedevo, potevo? E la risposta, la mia risposta, è stata no, non potevo, in alcun modo potevo attaccare quella persona. La minaccia era stata sventata, il pericolo fugato, e questo è quello che importava. Impartire una punizione ulteriore ad un qualcuno che è già così disperato era un gesto che non poteva competermi. Per questo mi fermai, guardandolo scappare.

Chissà, romanticamente mi piacerebbe pensare che lui si porrà delle domande su quanto è accaduto, su come le cose sarebbero potute andare molto diversamente, ma so bene che queste sono speranze utopiche. Spero quell’uomo troverà un’altra speranza, un’altra opportunità, che non lo costringa ad umiliare sé stesso fino a questo punto, a dover strisciare nascosto per i vicoli notturni, entrare nelle case dalla porta di servizio, scavalcando un cancello e non suonando un campanello. So che tutto questo non avverrà e che lui rimarrà un ladro di biciclette. Esattamente come io rimarrò un romantico e continuerò a sperare.

2 pensieri su “Il ladro di biciclette

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